IPOTESI DI PTU PER L’AREA DI CAPONAPOLI – AMBITO 26 DEL P.R.G.

La disponibilità di risorse economiche e meccanismi finanziari destinati alle aree di interesse Unesco, programmabili nella quinquennalità 2008 – 2013, sono all’origine di questo studio di fattibilità che, nell’intenzione degli autori, voleva costituire “progetto pilota” per un modello di intervento.

La committenza di questo lavoro, non per caso, è l’Associazione Costruttori di Napoli.

L’opportunità di individuare meccanismi virtuosi che favoriscano l’interesse da parte di investitori e imprenditori privati, a partecipare all’azione pubblica, si configurava (e si configura) come la necessità di definire piani di intervento che siano rappresentati da proposte compatibili con gli interessi generali e, quindi, “ricevibili” dall’amministrazione. È tuttavia chiaro che la possibilità di riuscire dove fino ad oggi non si è potuto, è rappresentata dall’individuazione del più adeguato equilibrio tra il rispetto dell’interesse collettivo e la necessità di garantire, per mezzo di meccanismi compartecipativi, previsti dalla legge, la necessaria convenienza economica indispensabile per gli operatori privati.

Il principale problema che si presentava nella configurazione della proposta, è la definizione del rapporto della stessa con i vincoli stabiliti dal PUC, anche in quanto già recettivo delle problematiche di tutela storico, artistico ambientale e segnatamente di quelle relative alla altissima rilevanza archeologica delle aree interessate.

In tal senso, la prima scelta metodologica è stata quella di non assumere un atteggiamento positivistico in senso filosofico, ma di entrare in maniera propositiva nel merito del rapporto tra vincolo di piano e sostenibilità economica degli interventi, ritenendo quest’ultima come la condizione base per garantirsi la possibilità di affiancare al piano promosso dal soggetto pubblico risorse aggiuntive, caratterizzate da complementari esigenze economiche e da snellezza operativa.